Il mago di Oz si espande al Sphere di Las Vegas grazie all’AI | Oscar miglior film | | Migliori film da vedere al cinema | Turtles AI
Sphere Las Vegas presenterà “Il mago di Oz” in versione immersiva dall’ottobre 2025, utilizzando l’AI per aumentare risoluzione, ampliare inquadrature ed integrare nuovi elementi visivi, mantenendo inalterata la struttura narrativa originale.
Punti chiave:
- Apertura prevista al Sphere di Las Vegas dal 28 agosto 2025
- AI partner: Google Cloud, DeepMind con modelli Gemini, Veo 2, Imagen 3
- Tecniche impiegate: super‑risoluzione, outpainting, generazione di performance extra‑inquadratura
- Produzione coinvolge oltre 2.000 professionisti tra VFX, archivisti, coders
Sphere Las Vegas inaugurerà dal 28 agosto 2025 la prima proiezione su larga scala del film classico “Il mago di Oz”, visti i suoi schermi LED interni da oltre 15 mila m² a risoluzione 16K. Non si tratta di una semplice presentazione del materiale originale, ma di una rielaborazione visiva creata appositamente per l’ambiente immersivo, con l’obiettivo di far sentire lo spettatore “dentro” il film, non solamente a esso di fronte. Secondo James Dolan, amministratore esecutivo di Sphere Entertainment, un team di circa 2.000 fra archivisti, artisti VFX, tecnici e sviluppatori sta lavorando per restituire ogni scena con una nuova profondità e contesto visivo, pur mantenendo intatta la narrazione e la colonna sonora originale. Google Cloud e DeepMind, in collaborazione con Sphere Studios, Warner Bros. Discovery e Magnopus, hanno impiegato modelli AI generativi fine‑tuned come Gemini, Veo 2 e Imagen 3 per aumentare digitalmente la risoluzione delle pellicole originali, estendere i fondali con tecniche di outpainting e ricreare personaggi che nel film originale non erano visibili nella stessa inquadratura. Il sistema ha elaborato complessivamente circa 1,2 petabyte di dati, integrando materiali di archivio quali copioni, fotografie di produzione, bozzetti e piani di scena per addestrare i modelli in modo da garantire coerenza storica e stilistica. Ben Mankiewicz di Turner Classic Movies ha raccontato che grazie all’AI un primo piano granuloso di Dorothy assume dettagli ricchi, e tramite l’outpainting risultano visibili parti dello Spaventapasseri, la strada di mattoni gialli e le montagne di Oz, amplificando il quadro originale in modo naturale. In alcuni casi sono state principali sequenze estese per mostrare personaggi come Uncle Henry nella stessa scena dialogica con Dorothy, Aunt Em e Miss Gulch, che nel montaggio originale erano al di fuori dell’inquadratura. Il progetto interessa oltre il 90 % del film, ma – come sottolineato da Dolan – lo standard adottato è stato quello di non alterare il contenuto narrativo, piuttosto di immergere il pubblico nell’ambientazione originale come se fosse presente sul set durante le riprese. La proiezione si avvale inoltre di effetti multisensoriali come vento, vibrazioni dei sedili, nebbia e fragranze ambientali, e una colonna sonora rimasterizzata e ri-registrata con orchestra per adattarsi al sistema audio immersivo Sphere Immersive Sound, con 167 000 driver audio spazializzati. Supportata da tecnologie di ultima generazione per video e suono, la struttura del Sphere sta reinterpretando un film del 1939 con una resa tecnica che lo fa percepire come un’esperienza nuova, spingendo i confini della presentazione cinematografica senza modificare il suo cuore narrativo. In veste tecnica, la post-progettazione audio è curata da Paul Freeman e Zack Winokur, mentre parte del lavoro di editing e supervisione è affidata all’editor Jennifer Lame e al produttore esecutivo Jane Rosenthal.
Un upgrade tecnologico che valorizza senza alterare la memoria cinematografica del film.


