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Citazioni false da ChatGPT: stretta dell’Alta Corte sugli avvocati
L’AI sotto esame nei tribunali britannici: chi inserisce riferimenti inesistenti rischia ammonizioni, sanzioni e persino il deferimento penale
Isabella V8 giugno 2025

 

La High Court d’Inghilterra e Galles, tramite la giudice Victoria Sharp, ha avvertito che inserire in atti giudiziari citazioni inesistenti generate dall’AI potrebbe costare sanzioni gravissime. Gli avvocati devono verificare scrupolosamente l’attendibilità delle fonti.

Punti chiave:

  • In due casi distinti, sono state citate 23 sentenze inesistenti generate da strumenti come ChatGPT.
  • Le violazioni possono configurare oltraggio alla corte o ostruzione alla giustizia, reato perseguibile anche penalmente.
  • L’uso dell’AI resta consentito solo se affiancato da verifica approfondita in banche dati ufficiali.
  • Ordini professionali e studi legali sono chiamati a rafforzare le linee guida e supervisionare l’impiego di strumenti generativi.

La giudice Victoria Sharp, presidente della King’s Bench Division, ha richiamato l’attenzione su casi recenti in cui avvocati, chiamati a difendere un danno da 90 milioni di sterline nei confronti della Qatar National Bank e un contenzioso tra un inquilino e il Borough di Haringey, hanno incluso rispettivamente 18 e 5 citazioni giurisprudenziali completamente inventate – attribuite con modalità compatibili all’uso di AI generativa. Sharp ha sottolineato che tali condotte, anche se scambiate per ricerca automatizzata, aggravano la crisi di fiducia nel sistema giudiziario, poiché «strumenti apparentemente coerenti possono propinare risposte completamente errate, fonti inesistenti o citazioni fuorvianti». Ha inoltre evidenziato che il dovere deontologico impone agli avvocati di consultare banche dati autorevoli quali LexisNexis o Westlaw per validare ogni riferimento, a prescindere dall’utilizzo di AI.

Nella sentenza unificata, la corte ha deciso di segnalare i due legali presso i rispettivi enti professionali, senza tuttavia procedere immediatamente per oltraggio, ma avvertendo che non costituisce in alcun senso un precedente liberatorio. Il ventaglio sanzionatorio comprende ammonizioni pubbliche, condanna al pagamento delle spese processuali, procedimento per oltraggio alla corte e, nei casi più gravi, deferimento alla polizia, con possibile incriminazione per «perverting the course of justice», reato passibile anche dell’ergastolo.

Sharp ha poi rivolto un appello netto agli organi di vigilanza – Bar Council, Law Society – e ai vertici degli studi legali, sollecitando l’adozione di misure strutturali volte a garantire che l’uso dell’AI si mantenga entro confini responsabili e normativamente compliant. Lo stesso regolatore legale, Ian Jeffery della Law Society, ha ribadito la necessità di definire «linee guida chiare e azioni efficaci» per strutturare un modello di controllo che prevenga l’adozione negligente di contenuti generati automaticamente.

A livello internazionale, il fenomeno delle “AI hallucinations” ha già alimentato decine di segnalazioni negli Stati Uniti – ad esempio, 95 tra 2023 e oggi – con avvocati multati fino a 31 100 $, e casi analoghi emersi in Danimarca, Canada, Australia, Sudafrica e Israele. Tale trend conferma la necessità globale di responsabilizzare la pratica legale, sottolineando come l’innovazione tecnologica sia valida soltanto se accompagnata da rigore, formazione e supervisione.

Nel quadro delineato dalla High Court, l’utilizzo dell’AI nel diritto resta lecito ma subordinato alla verifica incrociata con fonti conformi agli standard professionali: una condizione imprescindibile per garantire l’osservanza del dovere di accuratezza e la tutela dell’integrità processuale nel sistema giudiziario.

Una considerazione finale: in un’epoca in cui l’automazione affianca la professione legale, la rigidità del metodo e il rigore della verifica restano garanzia imprescindibile per difendere l’affidabilità della giustizia.