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Intervista Esclusiva a Henrique Milli, creatore di MidasCV: l’AI al servizio del curriculum
Henrique ci spiegherà come e perché ha sviluppato questa piattaforma, pensata per semplificare la creazione del curriculum e migliorare l’esperienza utente
DukeRem7 marzo 2025

Oggi sullo spazio interviste di Turtle’s AI abbiamo il piacere di ospitare Henrique Milli, creatore di MidasCV. Henrique ci spiegherà come e perché ha sviluppato questa piattaforma, pensata per semplificare la creazione del curriculum e migliorare l’esperienza utente.

A Turtle’s AI sta molto a cuore il ruolo dell’intelligenza artificiale nel favorire e migliorare il lavoro, ottimizzando i processi di selezione del personale. In quest’ottica, Midas CV si propone di valorizzare il merito e le competenze reali, contribuendo a un più efficace matching tra domanda e offerta nel mondo del lavoro.

Durante l’intervista approfondiremo il percorso personale e le scelte tecnologiche di Henrique, cercando di comprendere come la sua soluzione possa supportare un approccio più trasparente ed efficiente nella ricerca dei talenti.


DukeRem: Ciao Henrique, benvenuto su Turtle’s AI! Raccontaci il tuo percorso formativo e le esperienze che ti hanno spinto a entrare nel mondo della tecnologia e dell’innovazione.

Henrique Milli: Sarei un Mario Rossi qualunque se non fossi originario del Brasile. La mia parte paterna è italiana, ma ha trascorso un paio di generazioni in Sud America, finché mio padre non ha deciso di cercare una vita migliore nel vecchio continente. Sono arrivato all’età di 10 anni, a Manerbio, un paesino in provincia di Brescia.

Non mi sono mai davvero adattato al clima e alle persone, chissà, forse se fossi rimasto in Brasile non sarebbe stato diverso. Ma il fatto di essere il più debole della cucciolata e vittima sacrificale per eccellenza durante tutta l’adolescenza mi ha riempito di una determinazione radioattiva fin nelle ossa.

All’età di 21 anni, ho deciso di cambiare vita e sono andato a vivere a Milano senza un piano preciso. Non avevo molti soldi in tasca, ma come direbbe qualunque straccione: conta come li usi. Infatti, li feci bastare per prendere in affitto un bilocale e subaffittare la stanza principale. Con questo escamotage e, non di rado, una visita a “Pane quotidiano”, oltre al lavoro come driver per Domino’s, riuscivo a sostenermi.

Ma non bastava a dimostrare a tutti che avevano sbagliato a escludermi invece di diventare miei amici, e non bastava a me per credere di valere davvero qualcosa dopo tutti quegli anni a sentirmi dire il contrario. Fu così che iniziai a lavorare su Upwork per cifre simboliche come sviluppatore WordPress.


DR: C’è stato un momento o un’esperienza particolare che ti ha ispirato a lanciarti in questo progetto? Quali motivazioni ti hanno spinto a creare Midas CV e come è nata l’idea?

HM: Poco dopo aver iniziato a lavorare su Upwork, una startup per la quale il prezzo era una priorità decise di iniziare a collaborare con me quasi a tempo pieno. Da allora ho sempre lavorato da remoto, ed è stata la migliore cosa che mi sia mai capitata. Passando di progetto in progetto non solo sono diventato un programmatore migliore, ma anche un candidato più convincente.

Infatti, quando inizi a chiedere i valori medi di mercato o poco più, improvvisamente diventa molto più difficile arrivare a un vero colloquio, venendo spesso filtrati dai recruiter. Così ho ricevuto molti “no”, che mi hanno aiutato a capire come funziona il processo di recruiting e come presentarsi come candidati forti.

Il problema è che occorre dedicare molte ore a una singola candidatura, dove, anche se sei il migliore, le possibilità che vada a buon fine sono molto basse. Per esempio, ogni posizione richiede uno skill set preciso e, se metti su un curriculum principale con tutto quello che sai fare, rischi che il recruiter ti scarti perché non trova subito quello che cerca, oppure perché lo trova ma in mezzo ad altre cose si convince che non sei molto bravo in nessuna di quelle cose.

Per questo motivo, ogni volta ti tocca filtrare le esperienze e i progetti in linea con la posizione, creando una presentazione più digeribile per personale non tecnico. Ma, come già detto, questo richiede una marea di tempo. Così ho sviluppato uno strumento che potesse scaricare i miei dati da LinkedIn e, facendo leva sugli LLM, fosse in grado in pochi secondi di popolare con informazioni concise e rilevanti un template chiaro e attraente per i recruiter.

Quando sette anni fa decisi di cambiare vita, volevo farlo in grande, non certo fermarmi a fare “l’operaio del codice”, per cui mi sono chiesto: “E se facessi diventare questo tool un prodotto? Altri ne sentiranno il bisogno tanto da pagare per usarlo?”

Così nasce Midas CV.


DR: Quali abilità hai sviluppato nel corso della tua carriera che ritieni fondamentali per dare vita a Midas CV?

HM: La più importante di tutte è il sangue freddo. Se non sei finanziato, non hai soldi in famiglia e non hai modo di sostentarti se non lavorando, dedicare la maggior parte del tuo tempo a sviluppare e comunicare un prodotto è un’attività profondamente stressante. Rischi la tua incolumità e devi fare tanti sacrifici per grattare a fondo il tuo barattolo di succo miracoloso. Creare una startup di successo dal nulla, senza soldi, senza un MBA alla Bocconi e senza nessuno che crede in te è in tutto e per tutto un miracolo.

Noi esseri umani siamo capaci di farli, i miracoli, ma nella storia in pochi si sono presi il disturbo di ricordarcelo. Credo che un essere umano spaventato e insicuro sia tristemente una risorsa più remunerativa nelle strutture produttive tradizionali. Provare a credere di potercela fare con tutte le mie forze è di gran lunga l’abilità più importante che coltivo ogni giorno.

Le competenze tecniche mi hanno portato a costruirmi le basi indispensabili per affrontare la sfida di lanciare un prodotto, ma se non avessi cominciato a credere in me stesso non avrei mai acquisito le capacità di coding, e soprattutto non starei perseverando nel costruire una società, comunicare il prodotto, trovare finanziamenti e fare del mio meglio ogni giorno nonostante i risultati moralmente difficili da digerire.


DR: In che modo la tua visione sul futuro del recruiting e sulla gestione dei curricula si riflette nel design della piattaforma?**

HM: Il futuro del recruiting non lo vedo molto diverso dal presente. Potranno cambiare le tecnologie, ma i fondamenti rimarranno gli stessi. Potrebbe ridursi drasticamente la domanda per i lavori white collar e/o il numero di recruiter necessari a soddisfare il mercato potrebbe diminuire grazie alla digitalizzazione e all’IA.

Ma comunque mi aspetto che fondamentalmente il candidato abbia sempre la responsabilità di decidere cosa e come presentarsi. Oggi questa responsabilità si traduce direttamente nella creazione e invio di un CV e non vedo cambiare in modo significativo questo fatto in tempi brevi.

Se anche dovessimo vedere una preferenza verso form e piattaforme proprietarie, potremmo aggiungere delle feature a Midas CV per compilare quei campi con la stessa conoscenza e tecnologie che usiamo già oggi per generare curriculum.

Se anche il processo di recruiting dovesse integrarsi direttamente con LinkedIn, che oggi utilizziamo come repository di tutta l’esperienza del candidato per generare CV su misura, potremmo fare leva sulle infrastrutture esistenti e sul know-how per fare di Midas un career advisor AI.

Posso ancora aggiungere una parola sul design: semplicità. Midas nasce per risolvere un problema intrinsecamente legato al sovraccarico d’informazioni tipico del nostro mondo. L’interfaccia infatti utilizza il numero minimo di componenti visivi e l’esperienza nel complesso è pensata per richiedere il minimo sforzo cognitivo sia da parte del candidato che del recruiter.

Non perché l’uno o l’altro abbiano particolari difficoltà, ma perché viviamo in un mondo dove l’inquinamento cognitivo non è ancora un tema verso il quale il pubblico ha una sensibilità particolare, ma che certamente sentiamo tutti.


DR: Considerando che Midas CV è ancora in fase emergente, quali sono le prospettive di sviluppo e come immagini la sua evoluzione nel mercato?**

HM: Midas è il primo prodotto che creo come azienda e non so bene come potrebbe evolversi. Ogni giorno mi alzo, faccio colazione, esercizi, una doccia, cravatta e inizio a testare idee. Queste possono funzionare, fallire, non dare i risultati sperati.

Come magazine in fase emergente, sono certo che capisci la flessibilità mentale nel vedere diversi possibili futuri nello spettro, ma non sapere ancora in quale la realtà collasserà e pertanto dover investire un po’ in tutti, anche per capire da che parte vuoi andare.

Confesso che una delle idee fin dall’inizio era quella di concentrarci sul mondo B2B e fornire questo strumento a chi lavora nel recruiting e ha ogni giorno, più volte al giorno, il problema di dover presentare al meglio i candidati ai propri clienti finali.

Questo è un caso d’uso che sicuramente vogliamo proporre al mercato, perché sebbene per uno sviluppatore freelance possa essere molto utile e costare una sciocchezza rispetto alla mostruosa quantità di ore risparmiate e ai benefici economici ricavati, tutti odiano tirare fuori la carta per fare un altro abbonamento e convincere le persone in scala dei benefici nel farlo è molto oneroso.

Ma voglio comunque tenere aperte entrambe le strade e valutare dati alla mano dove investire.


DR: Come hai organizzato il percorso creativo, dalla fase di pianificazione alla scelta delle tecnologie e dei linguaggi di programmazione, per dare vita a Midas CV?
HM: Ho iniziato con ciò che mi era familiare: Angular per il template. All’epoca, l’interfaccia non era ancora completa, ma il template rendeva direttamente un file JSON locale, estratto con uno script in Python. Utilizzavo Selenium per prelevare i dati direttamente da LinkedIn. Quando ho deciso di trasformarlo in un prodotto vero e proprio, ho riadattato il template al “JSON Resume Schema”, costruito il backend con Firebase e sperimentato diversi metodi per l’estrazione dei dati da LinkedIn, fino ad arrivare a un’estensione per browser, che ritengo l’unica realmente conforme al GDPR.


DR: Puoi illustrarmi l’architettura di Midas CV e spiegare come garantisca efficienza e scalabilità?
HM: Dal punto di vista tecnologico, ho scelto Firebase, perché è un “backend as a service” progettato per scalare illimitatamente, sviluppato da alcuni dei migliori ingegneri del mondo. I costi sono superiori rispetto a una soluzione on-premise, ma il risparmio nella costruzione delle infrastrutture rende il tempo di ammortamento abbastanza lungo da non doverci nemmeno pensare in questa fase.

In futuro, potremmo sempre migrare verso un sistema su Kubernetes, ospitandolo su tutti i principali provider o persino on-premise. Lo stesso vale per l’IA: se il costo dei provider dovesse diventare troppo elevato rispetto a una soluzione locale, potremmo sviluppare un nostro modello o applicare una policy di fair usage o credito. L’approccio è quello di non risolvere problemi che ancora non esistono. Le tecnologie attuali possono gestire una crescita fino a un milione di fatturato senza difficoltà.

Dal punto di vista operativo, l’utilizzo di tecnologie moderne come Angular e una struttura del codice ottimizzata garantiscono una scalabilità orizzontale del team, nel caso fosse necessario velocizzare le iterazioni. Inoltre, abbiamo già infrastrutture legali e contabili per gestire il tutto. Ritengo quindi che siamo ben attrezzati sotto ogni aspetto, pur essendo consapevole che nuovi bisogni emergeranno con l’evoluzione del prodotto.


DR: Quali algoritmi o modelli di intelligenza artificiale hai integrato in Midas CV? Utilizzi modelli generativi basati su fine-tuning di soluzioni custom o implementazioni standard come ChatGPT?
HM: Al momento utilizzo provider esterni e ho riscontrato che il miglior rapporto costo-beneficio si ottiene con tecniche avanzate come chain-of-thought, retrieval-augmented generation e prompt engineering, piuttosto che con il fine-tuning.

Il fine-tuning è costoso: se non si dispone di dati e risorse adeguati, può persino peggiorare i risultati. Nel caso di Midas CV, si è rivelato non necessario. Anche OpenAI sconsiglia il fine-tuning, poiché nella maggior parte dei casi non è la soluzione migliore. Certo, può far sentire un vero ricercatore AI, ma è fondamentale prendere decisioni razionali e guidate dai dati per ottenere i migliori risultati.


DR: Quali misure hai adottato per garantire la sicurezza dei dati degli utenti?
HM: I dati sono immagazzinati su Firestore e protetti da regole di accesso basate sull’utenza. Gli account sono gestiti tramite Firebase Auth, accettando esclusivamente l’OAuth.

Ci appoggiamo quindi ai sistemi di sicurezza avanzata dei provider come Facebook e Google, che applicano controlli aggiuntivi, come l’autenticazione a due fattori, in caso di attività sospette.


DR: Quali sono state le sfide tecniche più complesse che hai incontrato durante lo sviluppo – comprese le cosiddette “allucinazioni” del modello – e come le hai risolte?

HM: Gli errori dell’IA sono stati gestiti in due modi. Il primo è il lavoro svolto a monte, attraverso la costruzione di un agente composto da diversi prompt, step e tecniche avanzate. Il secondo livello è il design che mantiene l’essere umano nel loop: se l’utente rileva errori, può correggerli manualmente prima di scaricare o persino rigenerare l’intero curriculum.

L’altra sfida è stata realizzare una soluzione GDPR-compliant per l’estrazione dei dati da LinkedIn. La soluzione che abbiamo trovato è stata creare un’estensione browser, che si è rivelata estremamente efficace per una moltitudine di casi d’uso e perfettamente in linea con la nostra filosofia: potenziare l’utente con l’automazione, non sostituirlo.


DR: Come hai progettato l’interfaccia utente per garantire un’esperienza intuitiva e accessibile?

HM: A step. Progetto una funzionalità e la testo personalmente come primo utente. Se noto attriti o passaggi complessi, cerco soluzioni.

Un esempio significativo riguarda l’installazione dell’estensione. Senza un tutorial o istruzioni, molti utenti la installavano ma non sapevano come procedere. La soluzione è stata semplice ma efficace: una volta installata l’estensione, si apre automaticamente una nuova scheda su LinkedIn. Se l’utente è loggato, vede una schermata per autenticarsi su Midas CV, poi una per avviare la prova gratuita, e infine il risultato promesso con valutazioni e un curriculum personalizzato direttamente nella lista delle posizioni disponibili.


DR: In che modo il feedback degli utenti ha contribuito a migliorare e aggiornare Midas CV?

HM: Poco, perché non ce lo forniscono. Riusciamo a malapena a fare ipotesi in base al loro comportamento.

Per esempio, ho notato che nessuno voleva scaricare la prima versione dell’estensione per importare i dati. Così ho introdotto una funzionalità che lo faceva automaticamente, anche se in modo parziale, includendo un semplice link. Questo ha generato più attività da parte degli utenti, ma alla fine l’ho rimosso perché non era conforme al GDPR, aveva un costo superiore rispetto all’LLM e non mi avvicinava al vero obiettivo: monetizzare il target giusto, ovvero chi si siede al PC per inviare candidature e non ha problemi a installare un’estensione, essendo un utente tecnico.


DR: Hai collaborato o integrato Midas CV con altri servizi digitali? Quali sinergie hanno avuto un impatto significativo sul progetto?

HM: Non ancora. Ho proposto a un paio di aziende nel settore del recruiting di esplorare un modello affiliate o white label, ma devo ancora inviare molte email.


DR: Come misuri il successo della piattaforma e quali indicatori consideri fondamentali per valutare l’efficacia nel matching tra le competenze dei candidati e le esigenze delle aziende?

HM: Midas è un agente con personalità multiple e una di queste crede di essere un recruiter. Seleziona i candidati esattamente come farebbe un umano: legge il CV, valuta la completezza e individua eventuali buchi nel percorso lavorativo.

L’unico aspetto che attualmente non valuta è l’offerta economica, perché questa informazione non è disponibile. Tuttavia, in futuro potremmo aggiungere nuove variabili a questo "processo mentale", rendendo il servizio ancora più completo e sofisticato.


DR: A quali stakeholder pensi serva maggiormente Midas CV: aziende, candidati o entrambi? E in che modo supporta ciascuno di questi gruppi?
HM: Credo che sia più utile alle aziende di recruiting, perché affronta problematiche che esse incontrano quotidianamente, mentre per i candidati si tratta di un’esigenza che si presenta solo alcune volte l’anno per i freelance, o una volta ogni due anni per i dipendenti. Per le aziende, Midas CV rappresenta uno strumento per presentare al meglio i propri candidati.


DR: Come valuti l’efficacia di Midas CV nel migliorare i processi di selezione e nel valorizzare il merito reale dei candidati?
HM: Penso che sia il miglior strumento automatizzato disponibile sul mercato, altrimenti non mi sarei preso il disturbo di crearlo. Racchiude tutta la conoscenza che ho distillato negli anni per imparare a valorizzare le competenze e migliorare la comunicazione con i recruiter. Dal lato candidato, aiuta a ridurre le candidature fuori target e fornisce ai recruiter un’informazione chiara e sintetica, facilitando il loro lavoro. Dal lato azienda, contribuisce a filtrare automaticamente i profili palesemente non idonei e aiuta i recruiter a presentare al meglio i candidati alle aziende clienti.


DR: Hai già avuto esperienze pregresse con l’intelligenza artificiale, magari in ambiti diversi? Se sì, in che modo quelle esperienze hanno influenzato lo sviluppo di Midas CV?
HM: No, è stato letteralmente il mio primo approccio con gli LLM.


DR: Guardando al mondo del lavoro, qual è la tua visione personale su come la pervasività dell’AI potrà cambiare il nostro modo di lavorare, sia in termini positivi che negativi?
HM: Credo che al massimo possa ridursi la quantità di professionisti necessari per soddisfare la domanda del mercato, ma vedo l’IA come uno strumento di potenziamento, non di sostituzione. Tuttavia, per sicurezza, ho comprato casa e iniziato a coltivare ortaggi, nel caso in cui dovessi essere rimpiazzato. Potrei riassumere il mio atteggiamento come cauto ottimismo.


DR: Pensi che soluzioni come Midas CV, automatizzando processi in parte creativi, possano a lungo termine diminuire le capacità creative delle persone?

HM: Oggi no, al massimo possono accelerare e migliorare i processi creativi. Ma un domani potremmo assistere alla nascita dell’AGI e scoprire che non siamo più in cima alla catena alimentare. Oppure potremmo renderci conto che nell’essere umano c’è qualcosa di irriproducibile da una macchina. Quel giorno arriverà, e l’unica cosa saggia che possiamo fare è accettarlo, qualunque sia la risposta.


DR: Guardando all’esperienza di sviluppo di Midas CV, cosa hai imparato? Hai già aggiornamenti futuri in cantiere? Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere un progetto simile?

HM: In questo momento mi sto concentrando soprattutto sulla comunicazione. Ho raggiunto un livello qualitativo soddisfacente e ora sto cercando di coinvolgere 10 utenti. Per questo motivo sto lavorando su contenuti, advertising e vendite per capire se e come il prodotto piace.

Per chi volesse lanciarsi in un progetto simile, ho un solo consiglio: provaci. Non c’è nessuna lezione che possa trasmettere, puoi solo imparare da solo. Sei unico, la tua esperienza è unica, così come lo saranno le soluzioni su misura per te. L’altro consiglio è di non comprare mai corsi o consulenze: chi sa fare, fa. Chi non sa fare, insegna.


DR: Domanda aperta... Raccontaci quello che preferisci: qualcosa su di te, sulla tua visione del mondo, sulle tue aspirazioni, o semplicemente ciò che desideri condividere con i nostri lettori.

HM: Grazie per l’opportunità di presentare il mio progetto al tuo pubblico e per la tua curiosità. L’ultima cosa che vorrei lasciare ai lettori è un messaggio di speranza e fiducia nelle proprie capacità. Credo che vivremo in un mondo migliore se tutti provassero, ogni giorno, a esercitare le proprie virtù, senza vivere nella paura, senza lasciare che siano altri a pensare per loro. Non è necessario fondare un’azienda o sviluppare un prodotto di intelligenza artificiale, ma posso dire con certezza che, se dai il massimo in qualcosa che ti appassiona, vivrai una vita più soddisfacente, qualunque cosa questo significhi per te.


Grazie per il tuo tempo.

Su Turtle’s AI amiamo diffondere buoni progetti, come il tuo.

Sottolineiamo che questo articolo non contiene alcuna sponsorizzazione e non ha ricevuto alcun contributo economico. Ho proposto questa intervista a Henrique in modo del tutto gratuito, come da tradizione di Turtle’s AI, perché il suo progetto mi ha particolarmente colpito.