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Controversia tra New York Times e Perplexity sull’uso dei contenuti
Il NYT accusa l’azienda di AI di violazione del copyright e di pratiche di scraping non etiche
Isabella V16 ottobre 2024

 

 Il New York Times ha intrapreso azioni legali contro Perplexity, accusando l’azienda di utilizzare contenuti protetti senza autorizzazione. Questo scontro evidenzia le tensioni crescenti tra editori e strumenti di intelligenza artificiale, con implicazioni significative per il settore.

Punti chiave:

  •  Il New York Times ha inviato una lettera di cessazione a Perplexity per l’uso non autorizzato dei suoi contenuti.
  •  L’accusa si basa sulla violazione delle leggi sul copyright e sull’arricchimento ingiusto.
  •  Perplexity è già nel mirino di altri editori per pratiche di scraping poco etiche.
  •  Nonostante le controversie, Perplexity ha avviato un programma di condivisione dei ricavi pubblicitari per collaborare con gli editori.

Il New York Times ha recentemente messo in atto una serie di misure legali contro Perplexity, un’azienda di AI sostenuta da Jeff Bezos, accusandola di accedere e utilizzare i suoi contenuti senza licenza per generare riassunti e altre produzioni basate su AI. Nella comunicazione ufficiale, il NYT afferma che Perplexity ha tratto vantaggio in modo illecito da articoli scritti con attenzione, il cui utilizzo non autorizzato rappresenterebbe una violazione delle normative sul copyright. Questo non è un caso isolato; il NYT sta attualmente perseguendo anche OpenAI, ritenendo che ChatGPT abbia utilizzato contenuti protetti senza consenso per il proprio addestramento. 

In aggiunta, il Wall Street Journal ha messo in evidenza come altre pubblicazioni abbiano accusato Perplexity di adottare pratiche di scraping dei contenuti non etiche. Una recente analisi condotta da Copyleaks ha rivelato che Perplexity ha avuto accesso a contenuti soggetti a paywall, suscitando preoccupazioni tra i giornalisti e gli editori riguardo l’integrità dei loro materiali. Nonostante tali controversie, Perplexity ha avviato un programma per la condivisione dei ricavi pubblicitari, proponendo di restituire parte degli introiti agli editori, come tentativo di migliorare le relazioni con il settore. Aravind Srinivas, CEO di Perplexity, ha dichiarato al WSJ che l’azienda non intende assumere un atteggiamento antagonista, esprimendo interesse a collaborare con il NYT per trovare una soluzione condivisa. 

La questione solleva interrogativi sulle modalità di utilizzo dei contenuti da parte delle piattaforme di AI e sulle responsabilità etiche e legali che ne derivano.