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AI SOTTO ACCUSA : GIGANTI DELLA MUSICA CONTRO SUNO E UDIO
Le principali case discografiche statunitensi hanno avviato una causa legale contro Suno e Udio, due aziende di software di intelligenza artificiale, accusandole di aver utilizzato materiale protetto da copyright per addestrare le loro AI a creare nuovi brani musicali. Tra i querelanti figurano Universal, Sony e Warner, che richiedono un risarcimento di 150.000 dollari per ogni brano usato senza autorizzazione e chiedono un’ingiunzione per impedire l’uso futuro di contenuti protetti da copyright.
I servizi offerti da Suno e Udio permettono di generare musica su richiesta, basata su specifiche indicazioni fornite dagli utenti, come il genere, il ritmo e l’atmosfera. Tuttavia, non è stato reso noto pubblicamente da dove provengono i dati utilizzati per addestrare queste AI, sollevando preoccupazioni nell’industria musicale che sospetta l’uso di brani e album protetti da copyright.
Il CEO di Suno, Mikey Shulman, ha difeso la sua azienda affermando che la loro tecnologia è destinata a creare nuove composizioni senza memorizzare e riprodurre quelle esistenti. Nonostante ciò, le case discografiche sostengono che alcune delle canzoni generate dall’AI siano molto simili agli originali. Un esempio fornito riguarda un brano generato da Suno, richiesto in stile rock and roll anni ’50, che avrebbe riprodotto quasi identicamente il ritornello di "Johnny B. Goode" di Chuck Berry.
Ad aprile, 200 musicisti, inclusi nomi famosi come Pearl Jam, Billie Eilish e Katy Perry, avevano firmato una lettera aperta chiedendo alle aziende di intelligenza artificiale di smettere di utilizzare le loro opere per l’addestramento delle AI. Essi sostengono che queste pratiche minacciano il lavoro degli artisti e riducono i compensi per i diritti d’autore.
Suno è stata fondata nel 2022 a Cambridge, mentre Udio è nata a dicembre 2023 da ex dipendenti di DeepMind, una società di AI di Google. Queste aziende non sono le prime a essere denunciate per violazione del copyright. Recentemente, otto importanti giornali statunitensi hanno citato in giudizio OpenAI e Microsoft, accusandole di aver utilizzato articoli protetti da copyright per addestrare i loro chatbot. Anche un gruppo di autori ha denunciato OpenAI per l’uso illegale dei loro testi per l’addestramento di ChatGPT.