Tariffe Trump: Collasso delle azioni di Nvidia e TSMC, il futuro dei chip e dell’AI sotto pressione | Reti neurali artificiali pdf | Chatgpt crea immagini | Intelligenza artificiale pro e contro | Turtles AI
Le azioni di Nvidia, TSMC e altri leader nel settore dei semiconduttori hanno subito forti perdite a seguito dell’annuncio di nuove tariffe reciproche da parte degli Stati Uniti. La mossa di Trump, destinata a colpire le importazioni di chip da paesi come Taiwan, Cina e Vietnam, solleva preoccupazioni riguardo agli effetti sulla filiera produttiva e sull’economia globale dei semiconduttori.
Punti chiave:
- Trump annuncia tariffe reciproche del 34% e 32% su importazioni da Cina e Taiwan, rispettivamente.
- Le azioni di aziende come Nvidia, TSMC, AMD e Micron sono scese drasticamente.
- Le tariffe potrebbero aumentare i costi per i server AI che utilizzano chip avanzati come quelli di Nvidia.
- TSMC investe in un impianto negli Stati Uniti, ma le tariffe potrebbero non incentivare altri produttori a trasferire la produzione.
L’annuncio di nuove tariffe reciproche, previsto per il 9 aprile, ha scosso il settore dei semiconduttori, con forti flessioni nelle quotazioni delle principali aziende coinvolte nella filiera produttiva di chip, tra cui Nvidia, TSMC e AMD. Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato l’intenzione di applicare tariffe del 34% sulle importazioni dalla Cina e del 32% su quelle provenienti da Taiwan, con un’aggiunta di dazi già esistenti che porteranno la tariffa complessiva sulle importazioni dalla Cina al 54%. In aggiunta, l’amministrazione ha introdotto tariffe generali del 10% sulle importazioni a partire dal 5 aprile, con una serie di provvedimenti che interesseranno anche il Vietnam, portando la tariffa a un 46% sui prodotti provenienti da quel paese. Le reazioni nel mercato sono state immediate: le azioni di Nvidia hanno perso oltre il 5%, quelle di AMD hanno subito una flessione di circa il 4%, mentre Broadcom e Micron hanno visto un calo rispettivamente del 7%. TSMC, che è uno dei principali produttori di chip avanzati al mondo, ha visto il valore delle sue azioni scendere di circa il 5%, a conferma del nervosismo che pervade il settore.
La dichiarazione di Trump, sebbene abbia suscitato preoccupazioni in merito all’impatto diretto sui produttori di chip, sembra destinata anche a un fine politico ed economico più ampio, volto a riequilibrare la bilancia commerciale degli Stati Uniti. Il Paese sta cercando di ridurre la dipendenza dalle importazioni di componenti elettronici, ma le conseguenze di queste politiche potrebbero rivelarsi complesse. I semiconduttori, infatti, sono una parte fondamentale della tecnologia moderna, in particolare nel campo dei server e delle infrastrutture per l’AI, ambito in cui Nvidia gioca un ruolo cruciale grazie alle sue GPU. Le tariffe applicate sui componenti essenziali per la realizzazione di server potrebbero rendere più costosi i sistemi AI che utilizzano tecnologie come quelle prodotte da Nvidia, con potenziali ripercussioni sulla domanda di chip destinati a questi dispositivi.
Se da un lato Trump ha sostenuto che queste politiche mirano a stimolare la produzione interna di semiconduttori, con la speranza che aziende come TSMC si spostino negli Stati Uniti per evitare i dazi, dall’altro la realtà del mercato potrebbe essere diversa. Secondo alcuni analisti, le tariffe potrebbero non essere sufficienti a spingere le aziende a trasferire la produzione negli Stati Uniti, dove i costi operativi rimangono molto alti, nonostante l’investimento da parte di TSMC per espandere la sua presenza produttiva in Arizona. La stessa azienda taiwanese, che già ha avviato la costruzione di un impianto negli Stati Uniti, potrebbe trovarsi a fronteggiare una serie di sfide logistiche ed economiche difficili da superare.
L’impatto di queste politiche sulle imprese è ancora oggetto di dibattito. L’analista William Stein di Truist ha sottolineato che, pur considerando le difficoltà derivanti dalle tariffe, i produttori di chip specializzati nell’AI, come Nvidia, potrebbero risentire meno di altri, grazie alla domanda in continua crescita per i chip destinati all’AI. Tuttavia, non tutti i produttori si mostrano inclini a trasferire la loro produzione negli Stati Uniti, anche se le tariffe rimarranno in vigore. In effetti, le interviste con vari operatori della filiera dei semiconduttori suggeriscono che nessuno stia progettando di espandere la produzione negli Stati Uniti per evitare le tariffe, ritenendo che questi dazi non siano una soluzione a lungo termine per le sfide globali del settore.
Anche se gli Stati Uniti non hanno ancora imposto tariffe sui semiconduttori "grezzi", il presidente Trump ha suggerito che potrebbe intervenire anche su queste importazioni in futuro, modificando ulteriormente le dinamiche del mercato. Il contesto geopolitico complesso e l’interconnessione della filiera produttiva globale dei semiconduttori pongono interrogativi su come le nuove politiche commerciali possano influire sul settore nei prossimi mesi. Nel frattempo, l’industria continua a osservare con attenzione l’evolversi della situazione, mentre le aziende si preparano a navigare un contesto economico sempre più incerto.
La situazione rimane fluida e le implicazioni di queste politiche tariffarie potrebbero farsi sentire a lungo termine, con possibili ripercussioni sulle strategie di approvvigionamento, sui costi di produzione e sulla domanda di chip in vari settori tecnologici.